“Siamo i moderni custodi dei vigneti sulle coste già plasmate nel Medioevo dai Monaci Benedettini di Pontida”
Questa frase, pensata per la prima volta da Marco, ci accompagna dai primi anni della nostra avventura e continua tuttora a rappresentare quel legame forte fra il fare viticoltura in questi territorio e un’origine antica.
Sebbene le prime tracce di viticoltura risalgano, come in tante parte d’Italia, all’epoca dei Romani, è solo con il Medioevo e in particolare con la fondazione del Monastero benedettino nel 1076 che ha inizio una coltura vera e propria della vite. Furono proprio i monaci a intraprendere una grande opera di disboscamento e creazione di ronchi e terrazzamenti, da lì a poco dedicati alla viticoltura.
Coltivazione della vite e produzione di vino ebbero sempre un grande spazio nell’economia degli abitanti di Pontida. Una testimonianza del doge della Repubblica di Venezia, in visita alle terre lontane, raccontava di come “i monaci avevano reso fertili le coste dei monti dominate dal sole e vi avevano piantato vigne da cui nascevano vini potenti, buonissimi, et in quantità”.
Anche in epoca moderna, la viticoltura è stata protagonista nel nostro territorio. Dai dati del catasto agricolo del 1929, Pontida era il comune bergamasco come il più alto numero di ettari vitati, 186.
Ma perché proprio Pontida?
Da un punto di vista orografico Pontida e il comune limitrofo Palazzago, si sviluppano nella parte finale della Val San Martino, la valle che nasce dal Lago di Lecco e prosegue lungo il fiume adda. All’altezza di Pontida, l’Adda procede a Sud, ma la valle devia invece da Ovest a Est in quella che già nel medio evo veniva chiamata Val Pontida. Un piccolo lembo di terra diviso fra il Monte Canto a sud e le colline della Riviera di Pontida a Nord, su cui troviamo i vigneti.
Perfettamente esposti a Sud, i vigneti godono di un particolare microclima non particolarmente caldo e per niente umido. L’altitudine (le vigne si trovano fra i 350 e i 550 mt s.l.m.) favorisce un’importante escursione termica.
Le pendenze e i terrazzamenti amplificano l’esposizione fogliare, e eliminano la possibilità che ci siano ristagni d’acqua.
Gli sviluppi del dopoguerra rischiarono di far sparire la viticoltura a Pontida. Sempre più contadini abbandonarono la campagna, cambiando lavoro e stili di vita. La viticoltura sui declivi che oggi vengono chiamati “eroici” era molto impegnativa e con pochi ritorni.
Sicuramente i due momenti che arrestarono questo abbandono sono l’inclusione della Val Pontida nell’areale della Valcalepio Doc e la nascita della Cantina Sociale Val San Martino.
Oggi c’è sempre più fermento su queste terre così vocate, e i viticoltori di zona sono associati nel gruppo Viticoltori Valpontida, con l’obiettivo di far conoscere le peculiarità dei vini di questo lembo di terra all’estremo ovest della bergamasca.
Il Valcalepio Doc in Valpontida
La Bergamo del vino è nota per la grande varietà di suoli. Le Terre della vite a Bergamo, è un importante studio del Professor Marengoni dei primi anni novanta, che li analizza. A Pontida il suolo, di origine sedimentaria, è composto da un’alternanza di arenarie e marne per lo più scistose. Flysch di Pontida è il nome di questa tipica formazione geologica. Una formazione tenera e facilmente disgregabile, che da vita a vini freschi, croccanti, minerali.
I nostri nove ettari di vigna di proprietà insistono su questo territorio dalle caratteristiche uniche e qualitative.